Il principale lascito tecnologico della grande emergenza era stata la consuetudine alle videoconferenze. L’uso del video era diventato immediatamente quasi obbligatorio, per non morire di noia quando si doveva parlare davanti al PC anche per dieci ore consecutive contemplando delle sigle o, peggio, delle microscopiche foto aziendali fatte magari vent’anni prima per essere stampate sui badge. Se qualcuno avesse spento il video si poteva essere certi che stesse mangiando, o che si fosse alzato magari per andare in bagno.
Dopo quattro settimane, conoscevamo ogni dettaglio dell’arredamento delle case dei nostri colleghi. Chi lavorava in verande vetrate vista mare e chi in uno studio di fortuna ricavato in una mansarda. Chi non aveva che un tinello e chi poteva cambiare stanza ogni ora. Le disparità sociali si stavano manifestando di pari passo con le composizioni dei nuclei familiari, ragazzini che sfrecciavano sullo sfondo, cani acciambellati di fianco ai loro padroni. Le vere famiglie stavano diventando parte integrante della mega famiglia aziendale.
Ma la tecnologia ci stava venendo in aiuto. Con il più grande progresso da anni, chi produceva i programmi per le videoconferenze aveva introdotto la possibilità di scegliere degli sfondi finti. La definitiva democratizzazione del ChromaKey.
All’inizio erano solo tre o quattro sfondi, una spiaggia, una montagna, un ufficio, una stanza spoglia tipo quella degli interrogatori. Poi sono cominciati i temi fantastici. Buck Rogers, il mago di Oz, il deposito di Paperone, la macchina dei Blues Brothers. Poi la possibilità di aggiungersi effetti speciali, tipo le orecchie da coniglio o una bombetta, o una parrucca di riccioli rossi.
E per ultimo, in un crescendo di anarchia, le foto personali. Ognuno poteva mettere come sfondo la foto che voleva. Chi si sovraimponeva a Darth Vader, chi a una giraffa nella savana. I più pavidi qualche paesaggio, baie, montagne. I più aggressivi punk, pornosoft, la cappella sistina, i loro figli travestiti da Halloween. Un delirio creativo, che movimentava le nostre conversazioni.
12 – Mascherine
Nicola: Ciao sono Nicola, buona sera a tutti
Michael: Ciao sono Michael, buona sera a voi
Clara: Michael, ma sei in una grotta?
Michael: Ciao Clara, ti piace il mio nuovo sfondo?
Clara: Che bello! Aspetta che metto il mio!
Kim: Salve a tutti, sono Kim, Clara perché hai di fianco Biancaneve?
Nicola: Scusate, se possiamo cominciare volevo parlare delle nuove procedure per mandare i consulenti dai clienti
Clara: Dai Nicola aspetta, ma quella è camera tua o è una foto?
Nicola: È camera mia, perché?
Clara: Mi sembrava strano - ma è davvero un poster di John Lennon che hai appeso al muro?
Nicola: Si Clara, ma se non ti piace posso sfocare lo sfondo. Kim ci aggiorni sulle procedure?
Kim: OK. Da lunedì prossimo per andare dai clienti tutti i consulenti devono avere la mascherina chirurgica. E i clienti devono assicurarci che i loro uffici siano sanificati e che non ci siano mai più di quattro persone ogni trenta metri quadrati
Michael: Ma questo non vale per l’America vero?
Kim: Vale per tutti
Michael: Ma noi qui non abbiamo né mascherine né guanti, non abbiamo nemmeno la carta igienica!
Clara: Michael ma se ci hai fatto vedere ieri che ne hai quattrocento rotoli
Michael: Si ma i consulenti non ce l’hanno, e comunque io non ho le mascherine da distribuire
Nicola: Puoi chiedere ai clienti se possono darle loro ai nostri ragazzi?
Michael: Non credo che nemmeno loro le abbiano
Clara: Ma come facciamo a sapere se i clienti poi rispettano le regole?
Kim: Gli chiediamo di autocertificarsi
Clara: Ma tu ti fideresti?
Kim: Beh, io…
Nicola: Non è questione di fidarsi, queste sono le procedure e le regole. Clara a Milano abbiamo le mascherine per tutti?
Clara: Ma dobbiamo dargliele noi?
Nicola: Se gli evitiamo la caccia al tesoro nelle farmacie magari li aiutiamo, non credi?
Clara: Boh non so. Poi devono passare dall’ufficio a prenderle….
Nicola: Clara le abbiamo o no? Ti avevo chiesto di procuratele tre settimane fa.
Kim: Mi sa che si è disconnessa. Se non le ha come facciamo?
Michael: Ma me ne potete spedire un po’?
Clara: Scusate mi si era impallato il PC
Kim: Forse era lo schermo di Biancaneve. Ma questa è camera tua con il letto sfatto?
Clara: No no è una foto che ho appena scaricato da Internet, ti piace?
Nicola: Clara, hai ordinato le mascherine?
Clara: Si, certo, ne sono arrivate cinquemila nell’ufficio di Milano
Nicola: Bene puoi spedirne mille all’ufficio di Michael?
Michael: Perché solo mille?
Kim: Michael, siete solo in cinquanta nel vostro ufficio, non fare come con la carta igienica
Clara: Va bene le spedisco. Ma Nicola puoi mettere uno sfondo? A me John Lennon anche sfocato mette tristezza
Nicola: (sospira) … fatto
Clara: Ma è bellissima è tua figlia?
Nicola: No Clara, è Camilla, mia moglie, lo sai che ha qualche anno meno di me, l’hai anche incontrata una volta
Clara: Scusa scusa scusa! Allora è tutto chiaro per le procedure?
Michael: No io non ho capito cosa facciamo se un cliente ci dice di andare e poi non rispetta le regole
Kim: Beh è semplice smettiamo di andarci
Michael: E non fatturiamo?
Kim: …
Clara: Certo che no, vero Nicola, è giusto, l’ha detto anche Bossani nella all-hands che ha fatto l’altro ieri: “la salute dei nostri dipendenti è il nostro valore più importante!” E avete visto come era in forma? Secondo me ha il lettino abbronzante e la sauna in casa.
Nicola: Intanto dobbiamo capire cosa vuol dire che il cliente non rispetta le regole. Se hanno tutti le mascherine va bene, non è che possiamo stare a misurare la densità delle persone, e cosa ne sappiamo se fanno la sanificazione…
Kim: Ma se qualcuno dei nostri rientra e si rifiuta di tornare dal cliente perché ci dice che non le rispettano?
Nicola: Allora mi fa il piacere di mettersi in ferie. Già non abbiamo licenziato nessuno e dovrebbero baciarsi i gomiti, se adesso si mettono a fare i preziosi per me possono anche andare affanculo. Se non vanno dal cliente si mettono in ferie, e poi facciamo i conti quando le finiscono.
Michael: Ma quindi “la salute dei nostri dipendenti…”?
Nicola: Michael non li mandiamo in un reparto infettivi, li mandiamo in degli uffici e a un certo punto devono fidarsi, se diventiamo tutti paranoici non ne usciamo più…
Kim: Però Nicola, noi lavoriamo da casa, Orietta del marketing ha detto che per i prossimi sei mesi non ci saranno più eventi in presenza ma solo virtuali, Bossani fa le videoconferenze dalla casa in montagna, Simone manda mail raccomandando di stare a casa….
Nicola: Kim se tu vuoi andare in ufficio puoi farlo e se vuoi tornare a fare la consulente dimmelo. Ma non mi rompere i coglioni con i tuoi sensi di colpa!
Clara: Scusa Nicola non voglio insistere anch’io ma ci sono dei ragazzi che devono lavorare su un progetto di realtà aumentata con i visori, come fanno? Quelle sono delle mascherone che devono mettersi in faccia a continuare a scambiarsele, altro che mascherine.
Nicola: Oddio non ne ho idea Clara, metteranno i visori nell’amuchina! Sentite, noi distribuiamo le mascherine e chiediamo ai clienti di giurarci che rispettano le procedure. Se qualcuno protesta, mandatelo da Simone che è abituato a gestirsi i rompicoglioni. E se non sono contenti andranno a lamentarsi da Pastore che lui è un’anima buona e vediamo cosa gli dice.
Michael: Ok Nicola non t’incazzare.
Nicola: Michael si che m’incazzo e togli quella cazzo di foto di sfondo. Non sei divertente.
Michael: Mi stupisco che non ti piacciano le miniere di carbone. Preferisci lo sfondo di Clara?
Nicola: Clara, anche tu, non mandiamo nessuno al mattatoio, dai vi prego smettetela. Non fatemi passare per lo stronzo, cosa dovrei fare?
Kim (con una foto di una fossa comune sullo sfondo, piena di bare allineate): Nicola, smetti di fare il fascista e dì quello che pensi davvero. Anzi no, lascia perdere. Ciao.
Michael: Ciao
Clara: Ciao
Nicola (ormai da solo, schiena al computer): Camilla, io non ce la faccio più. Potremo riuscire a vivere solo con il tuo stipendio per un po’?
Grazie a te!
Carta igienica e miniere di carbone. Geniale! Grazie Mauro